Il ruolo della donna in prospettiva interreligiosa

25/03/2021 – Nell’ottica dello “Spirito di Assisi” e del Dialogo Interreligioso, organizzato dal Centro Studi Francescani per il Dialogo Interreligioso e le Culture di Maddaloni (CE), si è tenuto in videoconferenza un incontro sul tema “Il ruolo della donna in prospettiva interreligiosa”.

Il buddhismo, come altre religioni, promuove l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, uomini e donne: possiamo riscontrare ciò nella sua filosofia fondamentale ma, solo in parte, nella sua storia.

All’origine il Buddha Shakyamuni, vissuto circa 2500 anni fa, riteneva che gli uomini e le donne di ogni classe sociale avessero lo stesso potenziale per realizzare l’illuminazione e istituì sia comunità monastiche maschili che femminili. Fu una una vera e propria rivoluzione per l’epoca e per il contesto sociale in cui non vi era una parità uomo-donna.
Si racconta che il Buddha ebbe lunghe esitazioni sull’ordinazione monastica alle donne, ma quando Ananga, l’attendente, gli chiese: “Le donne possono condurre una vita santa e ottenere la liberazione?” Il Buddha rispose: “Sì, sì, certo che possono”.

Ricordiamo che il Buddha fu un rivoluzionario anche perché contrastò fermamente il sistema di caste chiuse.

Poiché il Buddha diede insegnamenti solo oralmente, inclusi quelli relativi agli ordinamenti monacali, si ebbero assemblee, note come “concili buddhisti”, al fine di garantire la trasmissione degli insegnamenti. A questi concili parteciparono solo uomini e non fu possibile ricostruire i discorsi del Buddha sulle donne impegnate nella via da lui indicata.

Va evidenziato, però, che anche a parità di livello di ordinazione monastica, le donne non sono in una condizione di parità rispetto agli uomini ancora oggi, ad esempio nel canone tibetano i monaci si impegnano a rispettare 253 voti, mentre le monache ne devono rispettare 364. Ciò lascerebbe intendere che le donne sono portate ad essere meno virtuose degli uomini.

Nel passato ci sono state, e ci sono ancora oggi, forti restrizioni e, in taluni casi impossibilità per l’accesso delle donne alle istituzioni buddhiste e all’ordinazione monacale completa.

Anche nel buddhismo tibetano vi sono resistenze simili, ma S.S. il 17o Karmapa e il 14o Dalai Lama ad esempio hanno, da molti anni, espresso un profondo interesse per la comunità buddhista femminile, incoraggiano regolarmente uguali diritti e opportunità per le donne e hanno, in particolare, assunto la responsabilità di ripristinare la piena ordinazione per le monache tibetane.

Bisogna distinguere due livelli di insegnamento. C’è un livello essenziale che non ha nessun elemento discriminatorio verso le donne e il loro potenziale. In alcune opere letterarie dei secoli passati, invece, alcuni maestri hanno espresso le loro opinioni, fortemente influenzate dai diversi contesti sociali, che mettono in discussione lo stesso potenziale di illuminazione negli uomini e nelle donne. Molti testi buddhisti additano la donna come impure e come ostacolo per la pratica degli uomini e si sono sviluppate negli anni forme di misoginia monastica.

Non bisogna farsi influenzare da tali espressioni discriminatorie, poiché sono in contraddizione con l’amore universale, l’equanimità e l’aspirazione all’abbandono dell’ego affermati nel buddhismo. Non bisogna scoraggiarsi. Bisogna rifarsi solo all’essenza degli insegnamenti e all’esperienza nella pratica. Non c’è nessun motivo perché le donne non possano raggiungere i livelli più elevati nelle università monastiche e negli ordini buddhisti.

Disponibilità di tempo

Certamente le donne per i loro impegni di madri e, talune volte, di lavoratrici, spesso non hanno molto tempo da dedicare a seminari di studio, a ritiri di pratica, ecc.; ma molte donne riescono ad integrare la pratica nella loro vita quotidiana. E ciò è di grande beneficio per sé e per gli altri.

Preziosa esistenza umana

Nel Dharma, la preziosa esistenza umana è la condizione esistenziale con cui si può realizzare l’illuminazione. Tutti gli esseri hanno il potenziale di Buddha, ma solo alcuni esseri umani (non tutti!) hanno libertà e qualificazioni per realizzare la natura ultima. <a

Vacuità

La dicotomia maschile e femminile esiste solo a livello relativo.

Sua Santità il 17° Karmapa:

Le nostre idee su cosa significhi essere una donna o un uomo – ovvero i nostri costrutti di genere – hanno significato e importanza nella nostra realtà quotidiana. Le identità di genere permeano gran parte della nostra esperienza ed è facile dimenticare che sono solo idee – idee create per classificare gli esseri umani. Tuttavia, le categorie di maschile e femminile sono spesso trattate come se fossero verità eterne. Ma non lo sono. Non hanno una realtà oggettiva. Poiché il genere è un concetto, è un prodotto della nostra mente e non ha un’esistenza assoluta separata dalla mente che lo concepisce. Le categorie di genere non sono intrinsecamente reali.

Con queste parole S.S. tocca il cuore degli insegnamenti del Buddha, ovvero la vacuità della persona, la mancanza di esistenza intrinseca del sé, accettata da tutte le tradizioni buddhiste. Ignorare questa realtà, ovvero l’essere attaccati/fissati alla nostra identità, anche di genere, è l’origine di tutte le sofferenze. La pratica è orientata all’abbandono dell’attaccamento: alla forma, ovvero al genere, alla professione, all’etnia, alla nazionalità, … alle sensazioni (piacevole, spiacevole, indifferente); alle discriminazioni, per cui ci sentiamo vicini ad alcuni e lontani da altri; alle formazioni mentali; ai concetti (convinzioni politiche, culturali, filosofiche,…).

In ultimo, la “via” è orientata alla destrutturazione: si tratta di abbandonare l’attaccamento all’ego, al concetto che abbiamo del sé che ci apre alla spaziosità senza limiti dell’esperienza.

Le qualità femminili, indipendentemente dal fatto che siano presenti in un uomo o una donna, sono associate alla consapevolezza superiore nota negli insegnamenti buddhisti come saggezza. Nei primi testi Mahayana, la saggezza trascendentale è raffigurata come una donna conosciuta come Prajnaparamita.

Il femminile nel tantra

Dopo molti secoli comparve in India il veicolo tantrico del buddhismo. Vi sono molte storie risalenti all’XI e XII secolo, quando molti studiosi e praticanti tibetani andarono in India e incontrarono anche leader femminili di gruppi spirituali.

Il buddhismo tantrico fu poi portato in Tibet e fu designato il veicolo ufficiale. Molti maestri tantrici furono donne.

Nei Tantra, il maschio rappresenta i mezzi abili o la compassione mentre la femmina rappresenta saggezza primordiale o visione profonda o intelligenza che è prima di ogni concetto. Con l’unione di questi due aspetti complementari si ha il risveglio o Buddhità. Ci sono state molte grandi yogini donne, anche se non sempre le loro storie hanno avuto risalto nei testi.

Nel tantra, la natura della mente è l’aspetto femminile, è la realizzazione della vacuità, l’apertura alla spaziosità dell’esperienza.

Le dakini sono manifestazioni di aspetti puri della mente in forma femminile, che evocano il movimento dell’energia nello spazio. In tale contesto, il cielo o lo spazio indicano il shunyata, la vacuità o inconsistenza di tutti i fenomeni, che è allo stesso tempo la potenzialità di ogni possibile manifestazione.

Due donne sono all’origine del lignaggio Shangpa. Nell’India dell’ XI secolo, due donne straordinarie realizzarono perfettamente lo stato di Buddha: le Sagge Dakini Niguma e Sukhasiddhi. L’erudito e realizzato Khyungpo Naljor (XI-XII secolo), che lasciò il Tibet alla volta dell’India alla ricerca degli insegnamenti preziosi, le incontrò e ricevette da loro gli insegnamenti che sono diventati la base del Lignaggio Shangpa.

Bhikkhunī Soma

Una storia nel canone di Pali (SN 15.2) racconta di Bhikkhunī Soma, che un giorno meditava nella foresta. Le apparve Māra, l’incarnazione del male, e con l’intenzione di farle perdere la sua concentrazione meditativa, le disse:

Ciò che è realizzato dai veggenti
Così difficile da ottenere,
Non può essere realizzato da una donna
con la sua saggezza.”

Bhikkhunī Soma riconobbe immediatamente che era Māra che stava cercando di farla spaventare, di farle perdere fiducia in se stessa e farla allontanare dalla sua concentrazione. Lei rispose con fermezza:

Che importanza ha la femminilità
quando la mente è ben concentrata,
quando la conoscenza scorre costantemente
Nel vedere chiaramente, correttamente nel Dhamma?
È cosa certa: solo chi pensa


Sono una donna”, “Sono un uomo”,
oppure “Sono qualcos’altro”
Parlerà come te, Māra,
Solo a gente simile dovresti andare a parlare.

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