L’architettura della pace – Il dialogo interreligioso a servizio della pace

TORRE DEL GRECO (NA) – 27/10/2021 – Parrocchia Sant’Antonio di Padova – alle ore 19,30 si è tenuto “IN PRESENZA” l’incontro del gruppo “SPIRITO DI ASSISI”, programmato dal Centro Studi Francescani per il Dialogo Interreligioso e le Culture, sul tema “L’architettura della pace.”

Trovandoci in un luogo sacro, in uno spazio di dialogo interreligioso, non parlerò di geopolitica, né tantomeno di relazioni fra istituzioni religiose. Cercherò, invece, di spiegare il significato di pace nell’esperienza di un praticante della via del Buddha.

La pace autentica è nella nostra natura profonda, la natura della mente che, nella nostra tradizione, è definita natura di Buddha o semplicemente Buddha o semplicemente natura. L’aggressività e la violenza sono generate dall’agitazione della nostra mente. L’immagine che tradizionalmente viene proposta è quella del mare: le onde rappresentano l’agitazione della mente. Quando le onde, le agitazioni si acquietano, si riscopre la nostra natura fondamentale. Quando l’acqua è calma, si riesce a vedere addirittura il fondo marino: quando la nostra mente è acquietata, si ha la lucidità per realizzare la realtà così com’è.

La violenza è causata dalle nostre passioni disturbanti, come l’odio, la rabbia, l’invidia, l’orgoglio, la bramosia, l’indifferenza, che a loro volta sono originate dalla nostra visione egocentrica. La pratica ci aiuta ad abbandonare l’attaccamento al nostro “io”, al nostro “ego” e a trasformare le nostre emozioni conflittuali in saggezza e compassione.

Ci sono tanti eventi che possono compromettere la pace e spesso tendono a irrigidire la nostra mente e i nostri cuori. Difficilmente abbiamo la capacità di poter cambiare gli altri, i loro convincimenti, le condizioni esterne. Possiamo, invece, cercare di modificare il modo con cui ci relazioniamo alla realtà, che spesso è conflittuale e ci provoca dolore e tristezza, sviluppando la virtù della pazienza. C’è un’analogia con due persone che camminano a piedi nudi lungo una strada molto accidentata, e una pensa che sarebbe stato molto bello coprire l’intera strada con la pelle in modo che fosse molto morbida, ma l’altra, che è più saggia, dice: “No, penso che se ci coprissimo i piedi con la pelle sarebbe lo stesso.”. Pazienza è non essere reattivi, spinti dai nostri impulsi emotivi. Con la pratica impariamo ad ammorbidire i nostri cuori, ad essere attentamente consapevoli di questi nostri impulsi e a non reagire. Pazienza non è indifferenza o ignavia; è invece la capacità di osservare la realtà e di trovare il modo giusto di agire.

Se c’è conflitto con gli altri e con il mondo esterno, è segno che c’è una forte tensione interiore. Non accettiamo negli altri i difetti che non accettiamo in noi stessi. Dobbiamo “sotterrare l’ascia di guerra” prima nei confronti di noi stessi e poi degli altri e accogliere il modo in cui siamo, con le nostre paure e le nostre debolezze, dobbiamo smettere di pretendere di essere sempre migliori.

Se tutti gli individui riuscissero a operare una profonda trasformazione, potremmo realizzare una pace nel modo, autentica e duratura.

Vi possono essere diverse motivazioni per aspirare alla pace.

Possiamo aspirare alla pace semplicemente perché vogliamo vivere tranquillamente e, dunque, cerchiamo di non danneggiare o ferire gli altri per non essere a nostra volta colpiti. Questa è una forma di non violenza egoistica.

Possiamo aspirare alla pace individuale. Quando comprendiamo che interiormente siamo continuamente condizionati dalle nostre passioni e dall’ossessività del nostro mentale discorsivo, ovvero dal continuo rimuginare, aspiriamo ad acquietare la nostra mente da tutte le agitazioni che provocano sofferenza e disagio. Questa è ancora una forma di motivazione sottilmente egocentrica.

Quando riusciamo ad acquietare le agitazioni della mente, riusciamo anche a vedere la realtà con maggiore chiarezza e, in particolare, realizziamo l’interdipendenza fra tutti gli individui e fra tutte le comunità, per cui non si può raggiungere una pace autentica unicamente nei confini del nostro ego, della nostra famiglia, della nostra comunità.

Contestualmente all’intelligenza che realizza profondamente l’interdipendenza, emerge la grande compassione verso tutti i viventi. L’aspirazione alla pace per il bene di tutti i viventi è il terzo tipo di motivazione. La compassione è il vero pilastro della pace nel mondo. Compassione è accogliere in modo trasparente la sofferenza degli altri, che non significa assolutamente prendere su di sé il dolore degli altri.

Essere trasparenti significa non essere rigidi, mettere l’ “io” tra parentesi. Se qualcuno ci lancia una freccia con un arco e siamo rigidi, verremo feriti; se invece siamo trasparenti, non subiremo alcun dolore, perché la freccia ci attraverserà senza resistenza.

Con i suoi insegnamenti, il Buddha ci propone una via di profonda trasformazione interiore che può essere sintetizzata nei seguenti quattro sigilli:

Tutto quello che è composto è impermanente

La meditazione sull’impermanenza ci consente di comprendere la dinamicità della realtà e di sviluppare equanimità verso tutti i viventi, riflettendo sul fatto che tanti che un tempo ci erano nemici ora ci sono amici, e viceversa.

Qualsiasi forma di presa-fissazione è dolorosa

Ogni forma di attaccamento alla nostra identità, alla nostra famiglia, alla nostra religione, alla nostra cultura porta sofferenza. La presa fissazione segna una separazione fra noi e gli altri e in questa separazione si sviluppano tutte le forme di violenza.

Tutti i fenomeni sono vuoti e privi di sé

Abitualmente percepiamo i fenomeni, come ad esempio la persona, la famiglia, la nazione, come autonomi, indipendenti, inseparabili. Nella realtà fatta di una rete fitta di interdipendenza, nessun fenomeno ha un’esistenza intrinseca.

Al di là della sofferenza c’è la pace

Se abbandoniamo ogni forma di presa-fissazione e superiamo le visioni erronee, estirperemo le radici della sofferenza e raggiungeremo la pace autentica.

La pace autentica è realizzata con il completo abbandono, con il non attaccamento alla nostra mente concettuale; è lo spazio fra due pensieri disturbanti. Lo scopo della pratica è di allargare questo spazio di pace.

Quando la mente è rivolta verso il passato, emergono odio, rabbia, rancore, pentimenti, risentimenti, insoddisfazioni. Quando la mente è rivolta verso il futuro, emergono paure, ansie, senso di incertezza. La pace è nell’eternità dell’istante presente, nella piena presenza attenta, lucida ed empatica.

Realizzando una profonda trasformazione interiore, in questo spazio di pace, potremmo trovare l’energia e i modi più appropriati per modellare le istituzioni e operare i cambiamenti necessari per stabilire una collaborazione e stringere amicizia fra tutti i popoli.

Vi sono diverse religioni per andare incontro alle diverse esigenze, alle diverse inclinazioni e alle diverse aspirazione degli individui al fine di operare uno sviluppo spirituale che porti alla pace.

Nel dialogo interreligioso è importante enfatizzare sempre il denominatore comune a tutte le tradizioni spirituali: tutte promuovono valori umani come l’amore e la compassione universali, la solidarietà, la responsabilità verso tutti gli esseri viventi.

È importante proporre i metodi pedagogici e di sviluppo spirituale più adatti a ognuno, comprendendo anche chi non si sente legato a nessun lignaggio.

Riporto alcuni versi del Dhammapada (testo del canone Pali) a cui mi sono in parte ispirato del mio intervento:

XII Te stesso

157. Se ti ami, osservati.
Veglia durante una parte della notte.

158. Prima di mostrare il cammino ad altri
consolidalo in te,
se vuoi evitare la sofferenza.

159. Pratica ciò che predichi.
Prima di cercare di correggere gli altri
fa una cosa più difficile:
correggi te stesso.

160. Tu sei il tuo solo maestro.
Chi altro può guidarti?
Diventa padrone di te stesso
e scopri il tuo maestro interno.

165. Facendo del male,
tu stesso ti corrompi.
Ma facendo del bene,
tu stesso ti purifichi.
Tu sei la fonte
di ogni purezza e di ogni impurità.
Nessuno può purificare un’altra persona.

166. Non trascurare il tuo compito
per intraprenderne un altro,
per quanto grande possa essere.
Scopri il tuo compito
e dedicati a esso con tutto il cuore.