Le Religioni al Servizio della Fraternità nel Mondo

14/04/2021 – Nel ciclo di seminari “Fratelli tutti… Dialogo – Carità – Giustizia – Una rilettura a più voci della lettera enciclica di papa Francesco“, si è tenuto il webinar conclusivo su “Le Religioni Al Servizio Della Fraternità Nel Mondo”, tema dell’ottavo capitolo dell’enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale.

L’evento è stato organizzato dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sez. San Tommaso d’Aquino – Napoli, in collaborazione con il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture – Maddaloni (CE).

Nella lettura dell’enciclica di Papa Francesco per un praticante del Dharma risulta naturale accostare le parole del Papa a quelle dei maestri di Dharma. Sui temi affrontati nel capitolo ottavo relativi al dialogo interreligioso, alla pace e alla fraternità conseguenti, il pensiero di Sua Santità Dalai Lama è in buona parte sovrapponibile a quello del Papa, eccezion fatta per gli aspetti teologici.

La mia speranza è che un giorno vi possano essere le condizioni per un confronto diretto fra questi due grandi riferimenti spirituali.

Il mio intervento si svilupperà su tre aspetti:

  • l’essere fratelli e sorelle,
  • la libertà di religione,
  • il modo di relazionarsi con le altre religioni.

Sono aspetti interdipendenti: senza un senso di fraternità autentica non è possibile essere attenti nel rimuovere tutti gli ostacoli alla libertà di religione e avere un incontro sincero e spontaneo fra praticanti di diverse religioni.

Cosa significa essere tutti fratelli e sorelle

Tutti gli esseri senzienti sono accomunati dallo stesso desiderio di non soffrire e di essere felici. Questa riflessione aiuta a sentirci più vicini gli uni agli altri e a sviluppare amore e compassione verso tutti gli esseri. E’ opportuno osservare che nel Dharma non c’è distinzione fra esseri umani e gli altri.

Ad un livello profondo la natura fondamentale della mente, ovvero la natura di Buddha, pervade tutti gli esseri senzienti con le sue qualità innate di saggezza e di compassione, che sono i due aspetti inscindibili della mente -cuore del risveglio. Su questa realizzazione si base la fratellanza e la sorellanza più profonda.

Tutti gli esseri sono accomunati dalla stessa natura fondamentale, tutti dunque hanno lo stesso potenziale di risveglio, tutti sono potenzialmente buddha; ma non tutti hanno le stesse possibilità di poter realizzare il risveglio.

La Libertà religiosa.

Uno degli di spunti di riflessione contenuti nel capitolo ottavo della Lettera Enciclica è la libertà di praticare un sentiero spirituale. È importante porsi l’interrogativo su cosa significhi libertà. Questo aspetto è affrontato nella prima nozione fondamentale relativa alla preziosa esistenza umana.

Secondo gli insegnamenti del Buddha, tutti gli esseri senzienti sono pervasi dalla stessa natura fondamentale con le qualità di chiarezza e di lucidità della mente e di compassione del cuore.

Tutti gli esseri hanno la natura di Buddha, ma non tutti si trovano nella condizione favorevole per poterla realizzare.

Abitualmente non siamo consapevoli di questo enorme potenziale di saggezza e di nobiltà d’animo e non lo apprezziamo. Inoltre, spesso non riusciamo a riconoscere la preziosa esistenza umana, che è il supporto eccellente del risveglio della mente e del cuore, per riscoprire le nostre potenzialità.

Non tutte le esistenze umane sono preziose, ma solo quelle dotate di determinate libertà e qualificazioni.

La libertà è la possibilità di scegliere fra due tipi di esperienza: un’esperienza condizionata dalle nostre tendenze nevrotiche e dalle nostre emozioni conflittuali e un’esperienza che è proiettata verso la liberazione da questi condizionamenti. Fondamentalmente si tratta di essere liberi da ciò che ci impedisce di realizzare la nostra natura.

Gli esseri non umani non possono praticare un sentiero spirituale perché vivono esperienze di grande sofferenza o perché hanno uno stato mentale di ottundimento. Pensiamo ad esempio agli animali che per le loro condizioni di vita e per le loro capacità mentali estremamente limitate non possono avere uno sviluppo intellettuale o spirituale. Quindi dovremmo avere un senso di gratitudine per la nostra condizione esistenziale.

Tuttavia, non tutti gli esseri umani vivono nelle condizioni per riconoscere e per sviluppare il proprio potenziale. Possiamo citare alcuni casi:

  • chi vive nella miseria o in una zona di guerra utilizza il suo tempo e le sue energie per la sopravvivenza sua e della sua famiglia e non ha tempo da dedicare alla pratica spirituale;
  • chi soffre di una grave disabilità mentale difficilmente comprende gli insegnamenti sulla propria natura fondamentale e le istruzioni su come realizzarla;
  • chi vive in un luogo dove non arrivano gli insegnamenti, non può accedere agli insegnamenti spirituali;
  • chi desidera impegnarsi nel sentiero spirituale, ma è ostacolato dagli altri, come accade in Paesi in cui non vi è libertà di religione o in alcune famiglie in cui vi sono obiezioni da parte dei genitori;
  • chi non ha alcuna fiducia verso gli insegnamenti, avendo interessi unicamente verso fenomeni mondani;
  • chi è impegnato prevalentemente in azioni non virtuose, aggressive che sono di ostacolo alla riscoperta del potenziale.

Dovremmo dunque apprezzare le nostre condizioni psico-fisiche e ambientali favorevoli per lo sviluppo spirituale, in quanto siamo liberi da ciò che ci impedisce di ritrovare la nostra natura fondamentale. Dovremmo utilizzare al meglio queste nostre possibilità.

La libertà di religione dipende dunque dalla persona, ma anche dagli altri. E tutti dovremmo impegnarci a creare le condizioni favorevoli affinché gli insegnamenti arrivino a tutti e che chiunque voglia sinceramente intraprendere una via di risveglio possa liberamente farlo.

Relazioni con le altre religioni

Tutte le religioni sono tese alla trasformazione della mente e del cuore, insegnando amore, compassione, generosità, perdono, etica, non violenza. Indipendentemente dalla religione, i praticanti svilupperanno queste buone qualità, anche se fra le diverse tradizioni vi sono invece differenze filosofiche o teologiche.

Per alcuni gli insegnamenti del Buddha sono più adatti per lo sviluppo spirituale; per altri son maggiormente utili altre religioni. Pertanto, ogni praticante considererà le posizioni della propria religione come la verità assoluta; ma osservando i diversi contesti socio-culturali, bisogna accogliere la ricchezza della diversità delle varie prospettive religiose.

Il Buddha stesso insegnò posizioni filosofiche e pratiche diverse per persone che hanno capacità ricettive, attitudini e aspirazioni diverse.
Dovremmo sempre rispettare la diversità all’interno del buddhismo e fra diverse religioni e apprezzare il valore della diversità perché tutti possano trovare il sistema che maggiormente si adatta alle loro inclinazioni e attitudini.

Sua Santità il Dalai Lama affronta il tema del pluralismo religioso cercando di rispondere alla domanda: è possibile contemporaneamente accettare la legittimità di altre religioni e preservare l’integrità della propria fiducia negli insegnamenti del Buddha? Per molti praticanti è problematico affermare che anche altri percorsi spirituali possano essere efficaci per la realizzazione della liberazione.

Il Dalai lama fa riferimento alla divisione tradizionale tripartita per descrivere tre diversi modi in cui un seguace di una particolare tradizione spirituale può relazionarsi alle altre religioni:

  • Il semplice esclusivismo: una posizione secondo cui la propria è l’unica vera religione e che rifiuta la legittimità di altre tradizioni; questa è la posizione più frequente.
  • L’inclusivismo: una posizione per cui viene accordata una validità parziale ad altre tradizioni di fede, ma viene sostenuto che i loro insegnamenti siano in qualche modo contenuti nella propria tradizione . Sebbene sia più tollerante della prima, questo secondo punto di vista suggerisce alla fine la ridondanza di altre religioni.
  • Il pluralismo: una posizione per cui si accetta la validità di tutte le tradizioni di fede.

Quindi, si possono avere due prospettive: “una verità, una religione” e “molte verità, molte religioni”.

Un praticante religioso può credere che la propria religione proponga gli insegnamenti più elevati. Tale atteggiamento può favorire un impegno univoco secondo la propria tradizione spirituale.
Ad esempio, per me il buddhismo è la migliore religione, ma non per questo posso affermare che sia la migliore per tutti. Pertanto, per un singolo praticante il concetto di “una verità, una religione” è di grande valore per rimanere focalizzati in modo serio e sincero sul proprio sentiero spirituale, sia nei momenti di pratica formale che nell’integrazione nella vita quotidiana; ma allo stesso tempo non bisogna nutrire alcun attaccamento egocentrico alla propria fede.

L’attaccamento ad una singola verità assoluta conduce ai pregiudizi, al fondamentalismo. Osservare le vite di tanti uomini e donne di altre religioni porta a sviluppare un grande rispetto per altri sentieri spirituali.

Il dialogo

Tutte le religioni hanno molti punti in comune, ma per avere un dialogo armonioso e sincero non bisogna offuscare o nascondere le distinzioni. Bisogna rispettare e apprezzare le differenze perché consentono a tutti di trovare un sentiero adatto a loro.

A volte si usano gli stessi vocaboli, ma i significati attribuiti ad essi non sono sempre gli stessi. Viceversa, a volte si usano parole diverse in diverse religioni, ma i significati spesso sono correlati. Dovremmo quindi approfondire con lo studio l’essenza delle varie religioni.

Il Dalai Lama suggerisce quattro tipi di pratica:

– lo studio delle varie religioni al fine di essere consapevoli degli scopi simili e di essere rispettosi delle differenze;

– il confronto, la preghiera e la meditazione con praticanti di diverse religioni al fine di vivere una vicinanza sul piano esperienziale;

– fare pellegrinaggi insieme nei luoghi sacri;

– incontro di leader religiosi per pregare e parlare al mondo al fine di porre rimedio ai grandi problemi e per il perseguimento della pace: quando tutti vedranno i leader religiosi pregare ed esprimersi insieme armoniosamente, svilupperanno maggiore fiducia e tolleranza.

Il vescovo Tutu suggerì una quinta pratica: le religioni dovrebbero parlare con una voce unita su questioni di interesse globale come la disuguaglianza sociale, i diritti umani, l’ambiente e il disarmo.

[Desmond Mpilo Tutu è un arcivescovo anglicano e attivista sudafricano, che raggiunse una fama mondiale durante gli anni ottanta come oppositore dell’apartheid.]

Non proselitismo

Sua Santità il Dalai Lama afferma spesso:

Il buddismo non fa proselitismo né cerca di convertire gli altri. Dovresti prima esplorare la religione della tua famiglia e, se soddisfa i tuoi bisogni spirituali, praticarla, piuttosto che approcciare il buddismo. In questo modo eviterai le difficoltà di praticare una religione che si inscrive in una cultura estranea alla tua e le cui scritture sono in lingue che non capisci. Tuttavia, se la religione della tua famiglia non soddisfa i tuoi bisogni e il Buddhadharma si adatta meglio alla tua disposizione, allora ovviamente sei libero di diventare buddhista o di adottare alcune pratiche del buddhismo pur mantenendo la tua religione di origine.”

Avvicinarsi ad una religione diversa da quella di origine può creare confusione e in taluni casi disarmonie all’interno di nuclei familiari o di intere comunità. Cambiare religione necessita una seria approfondita riflessione.

Per realizzare l’armonia religiosa è importante il rispetto reciproco che implica anche l’astenersi da forme aggressive di conversione.

Incorporare pratiche di altre religioni

E’ possibile incorporare pratiche di altre religioni pur rimanendo fiduciosi del proprio lignaggio. Ad esempio, alcuni tipi di meditazione buddhista possono essere praticati anche da cristiani, musulmani, ecc. al fine di sviluppare qualità della mente come l’attenzione, l’apertura e l’empatia; oppure noi buddhisti possiamo prendere ad esempio le vite di tanti missionari al servizio dei più bisognosi.

Non settarismo

Tutti i sentieri spirituali allontanano da una visione egocentrica, dall’egoismo, dall’odio, dalla rabbia e dall’avidità. Comprendendo questa funzione comune a tutte le religioni, possiamo evitare qualsiasi forma di settarismo, di partigianeria e di denigrazione di altri insegnamenti.

La varietà di religioni è una benedizione, non una difficoltà”, afferma il Dalai Lama. La molteplicità di religioni consente alle persone di scegliere il sistema più adatto a sé. È impossibile che tutti gli esseri umani accettino la stessa religione, e non sarebbe neanche vantaggioso.

Anche nel buddhismo tibetano vi sono stati esempi nel passato di settarismo causato principalmente da ignoranza, da pregiudizi, da una mancanza di conoscenza approfondita di altri lignaggi, o dalla presunzione di superiorità.

Sebbene vi siano erronee interpretazioni degli insegnamenti, non vi è alcuna religione che inciti all’odio e alla violenza.

L’antidoto al settarismo è lo studio al fine di raffinare la comprensione degli insegnamenti dei vari lignaggi del buddhismo e di altre religioni e, in taluni casi, realizzare una visione più generale della realtà.

Il movimento rimé, di cui faccio parte , naque proprio in risposta a forme di intolleranza fra diverse tradizioni del buddhismo stesso. Rimé vuol dire non settarismo, non partigianeria.

Tutte le religioni autentiche aspirano alla pace, al superamento di ogni forma di egologia, di visioni egocentriche, evitando l’altro estremo di posizioni allocentriche, come possiamo apprendere dalle parole del grande yogi Milarepa (1051 – 1135) il quale paragona la natura della mente al sole:

Nell’aperta vastità del cielo, libero da
centro o periferia,
Il sole splende, illumina
senza alcuna preferenza.
“Questo è il modo in cui dovresti beneficiare gli esseri.”

Queste parole per me esprimono l’essenza della pratica spirituale.

Locandina:

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