La Via Spirituale per Attraversare le Nostre Paure

Giovedì 26 maggio 2022 alle ore 19,30 si è tenuto l’incontro interreligioso del gruppo ‘Spirito di Assisi’ che fa parte del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture. Tema dell’incontro: ‘La via spirituale per attraversare le nostre paure’.

La paura è un tema centrale negli insegnamenti del Buddha e, più recentemente, nel dialogo fra  Buddhismo e scienze. 

Dal punto di vista scientifico, la paura è una delle sette emozioni primarie: 

Le emozioni hanno funzioni importanti: salvano la vita, condizionano i comportamenti e le relazioni con gli altri, sono stimolate dal soddisfacimento o meno di esigenze necessarie per la sopravvivenza. La paura ci protegge di fronte a un pericolo o a una minaccia (reale o immaginaria che sia).

Negli insegnamenti del Buddha, il tema della paura è affrontato in modo più profondo, trascendendo l’approccio scientifico e sostanzialmente evoluzionistico. 

Tilopa (988 – 1069), mahasiddha indiano del Buddhismo Vajrayāna, afferma:

“Sovrana è la visione che trascende le prese-fissazioni dualistiche,
Sovrana è la meditazione libera distrazione,
Sovrana è l’azione del non-agire
Quando non c’è più nè paura nè speranza, il frutto è realizzato.
– Tilopa –  Il mahamudra del Gange
(Tratto da La via del Buddha di Kyabje Kalu Rinpoce)

Negli ultimi decenni, tutto scorre molto velocemente, c’è stata e c’è tanta ansia, tanta paura. In questo periodo viviamo crisi internazionali drammatiche che stanno creando paura e ansia in tutto il mondo.

Ci sono tanti problemi da affrontare. Possiamo provare a fuggire, a nasconderci.
In realtà, quando affrontiamo una difficoltà o un pericolo, abbiamo sempre diverse possibilità: non affrontarlo e scappare, oppure provare ad affrontarlo per risolverlo, oppure accoglierlo come un’opportunità di sviluppo interiore. Queste modalità si applicano anche nella relazione con noi stessi, con le nostre emozioni.

La scelta più efficace è indubbiamente accettare le incertezze della vità e provare a relazionarsi con esse con apertura, trasparenza e intelligenza.

Spesso c’è anche la paura di noi stessi. Abbiamo difficoltà nell’osservare e riconoscere le nostre emozioni e i nostri comportamenti; non vogliamo affrontare la realtà. Questa attitudine ci crea altra sofferenza.

Il mio intervento si ispira in buona parte al libro “Sorridi alla paura. Come risvegliare il vero cuore del coraggio” di Chögyam Trungpa Rinpoce, molto illuminante e di grande ispirazione per la pratica.

L’origine della paura

L’origine della paura è l’attaccamento, la presenza fissazione dualista al sé, all’identità, è il percepire erroneamente il sé come solido, indipendente, separato da tutto. Nella separazione, proviamo la sofferenza dovuta alla repulsione verso ciò che non ci piace, all’aggrapparci a ciò che desideriamo, all’ignorare ciò che siamo nel profondo e che ci porta ad un senso di limitatezza e di inadeguatezza.

La paura fondamentale è relativa al perdere quel sé indipendente, è il non esistere. L’ego reagisce in modo nevrotico quando avverte che la sua esistenza è minacciata. La paura è una delle reazioni di difesa più significative. Bisogna provare a scardinare questo meccanismo reattivo. 

Il dolore provoca la paura e il risentimento. Se riusciamo a superare il dolore, nutriamo meno risentimento verso gli altri e verso noi stessi e scopriamo una gioia interiore. 

Dobbiamo cercare di andare oltre  la paura e scoprire il nostro coraggio innato, primordiale, intrinseco alla nostra natura fondamentale.

Non ci sono soluzioni veloci per poter affrontare le nostre paure, le forme di panico e di ansia, i grandi terrori, e le cause fondamentali di paura.
Bisogna trovare un modo per trasformare radicalmente le nostre vite e il modo con cui percepiamo la realtà al fine di vincere la paura, non semplicemente soffocarla. Dobbiamo smettere di scappare dalla nostra paura e fare amicizia con essa.

La funzione della spiritualità

La spiritualità e le religioni non devono fare leva sulla codardia ad affrontare la realtà e proporsi come rifugio per scappare dalle difficoltà.

La spiritualità autentica non è un modo per non affrontare le nostre paure, i nostri dolori. Materialismo spirituale è la speranza che vi sia qualcuno o qualcosa che possa salvarci, quando non vogliamo lavorare su noi stessi. 

Nella realtà del karma oggi sperimentiamo gli effetti delle nostre azioni passate, siamo condizionati dalle tendenze abituali sviluppate da un tempo senza inizio. Non vi è alcun mezzo spirituale che ci faccia sfuggire alla realtà del karma, senza un impegno serio di profonda trasformazione interiore. Quindi, non possiamo ignorare le nostre tendenze nevrotiche abituali.

Il coraggio del guerriero

Nella tradizione mahayana, i bodhisattva sono considerati “guerrieri spirituali” che affrontano la vità e lo sviluppo spirituale con apertura, benevolenza e coraggio. Per guerriero non si intende colui che fa la guerra. 

Shambhala è un paese mitico di cittadini illuminati governato da monarchi benevoli. Shambhala è un simbolo dell’aspirazione a costruire una buona società. Ci ispira l’importanza di impegnarci nella nostra vita quotidiana. Fare pratica con gli aspetti ordinari e mondani di tutti i giorni può avere una dimensione trascendente, riscoprendo che la realtà così com’è ha profonda dignità e bellezza. 

Nella via bisogna rinunciare alla paura di non poter controllare tutto, di poter avere qualche fallimento. Bisogna, invece, adattarsi alle circostanze, senza inutile rigidità. 

Negli insegnamenti buddhisti si parla di coraggio da cuore tenero

Ogni circostanza può fornire l’opportunità di risvegliare la fiducia, evocando la sacralità immanente della vita. 

L’aggressività, l’arroganza e la violenza non possono essere mai la soluzione agli ostacoli e alle minacce. L’amore è, invece, l’energia che alimenta lo sviluppo del vero coraggio umano o guerriero. Il guerriero è allo stesso tempo tenero e tenace. 

La meditazione

La meditazione è la pratica formale per sbloccare il nostro potenziale di guerriero.

“Se siamo disposti a essere vulnerabili, da quella vulnerabilità possiamo anche scoprire l’invincibilità. Non avendo nulla da perdere, non possiamo essere sconfitti. Non avendo nulla da temere, non possiamo essere conquistati.”

(Tratto dal libro “Sorridi alla paura. Come risvegliare il vero cuore del coraggio” di Chögyam Trungpa Rinpoce)

Applichiamo tanti espedienti, tante forme di distrazione per distogliere la nostra mente dalla paura, sperando così di ritrovare impavidità. È solo un modo per evitare di affrontare i nostri timori. Questo è uno dei maggiori ostacoli per essere impavidi.

Per affrontare la paura, dobbiamo innanzitutto comprendere cos’è la paura.

La paura, lo smarrimento di base deriva dall’essere incapaci di armonizzare e sincronizzare mente e corpo. 

L’addestramento del guerriero è teso all’armonia di corpo e di mente. Se non si è in armonia  nel corpo e nella mente, se non si ha una stabilità interiore, non ci si relaziona con l’altro e con il mondo circostante in modo armonioso ed adeguato, ma si è continuamente ingaggiati in continui conflitti.

La pratica spirituale ci consente di trasformare le passioni conflittuali in uno stato di esistenza libero, spontaneo, senza lotta, senza paura.

Nell’addestramento del guerriero, si parte da una condizione iniziale in cui siamo condizionati da una mente “timorosa”. Abbiamo la tendenza a rimanere rinchiusi nel “bozzolo” della nostra condizione di comfort. La paura è legata a questo senso di chiusura nella nostra limitatezza. Il bozzolo rappresenta la nostra paura a toccare la nostra sensibilità interiore, la nostra compassione innata. Lo scopo dell’addestramento è quello di dischiudere il bozzolo e sviluppare apertura e trasparenza, riscoprendo la freschezza di ciò che ci accade e la nostra bontà bontà primordiale. La trasparenza è il superamento del nostro senso di sé autosufficiente, indipendente, separato dagli altri.

Alziamo delle barriere che ci illudiamo possano proteggere il nostro ego. Quando qualcuno si avvicina alla barriera, il nostro ego si sente in pericolo e reagisce spinto dalle proprie emozioni disturbanti e dalle proprie tendenze, spesso nevrotiche, acquisite da un tempo senza inizio.

Il guerriero non ha un nemico da combattere. Ha solo delle difficoltà, degli ostacoli che deve superare con non violenza. I suoi avversari sono l’attaccamento al proprio ego e le sue emozioni disturbanti.

Quando abbiamo degli ostacoli, quando viviamo esperienze in cui ci sentiamo in pericolo, le nostre tendenze nevrotiche non ci fanno agire in modo appropriato. Soltanto una mente pienamente presente, attenta, non contratta e benevola ci consente di poter scegliere l’azione giusta, non violenta. 

Non violenza non significa non agire, inerzia, pigrizia o indolenza, significa non agire in modo reattivo, spinti dalle pulsioni emotive, significa trovare lo spazio per un’azione appropriata, spontanea, che emerge dalla saggezza e dalla bontà primordiale. L’esperienza del guerriero è al di là del successo e del fallimento.

L’egocentrismo provoca rabbia e aggressività che ci assorbono energia, ci fanno perdere fiducia, ci rendono più deboli. 

Il superamento dell’egocentrismo e dell’ostilità abbiamo la possibilità di rialzarci, di espanderci, di riscoprire la gioia di vivere.

L’impavidità è legata alla fiducia che nutriamo verso il potenziale nostro e di tutti gli esseri senzienti. Il guerriero non nutre dubbi sulla bontà fondamentale. Il coraggio include sensibilità, gentilezza, stabilità nella mente.

La paura non ci fa osservare la realtà con chiarezza. Al contrario, il coraggio è avere una mente aperta, stabile, lucida, affrontare la realtà e soprattutto la nostra vulnerabilità con un sorriso, con amorevole gentilezza.

Il primo passo è di osservare con onestà se stessi, la propria vulnerabilità, senza giudicarsi e senza sensi di colpa, osservare la semplice realtà nel modo più aperto e completo, senza condannare.

Nella meditazione impariamo ad essere pienamente consapevoli della paura, delle sensazioni corporee, delle reazioni, dello stato che ci provoca; impariamo ad osservare la nostra tendenza in alcuni casi ad alimentare la paura e, in altri casi, ad ignorarla, a scacciarla; quando proviamo a distrarci, ritorniamo di nuovo a prestare attenzione alla nostra emozione, Il semplice osservare l’emozione, che sorge e dura per un po’, serve a depotenziarla.

Bisogna aprire il cuore a noi stessi, a come siamo, in modo non contratto, per vedere come siamo fatti veramente, senza inibizioni. Solo così si può riscoprire e ci si può riconnettere con la propria natura fondamentale che trascende anche dalle nozioni di buono e cattivo, è la salute, la bontà fondamentale incondizionata, primordiale che già abbiamo.Tale bontà è sinonimo di coraggio. Sono qualità che abbiamo intrinsecamente e le possiamo apprezzare in tutti i momenti della vita, anche quelli più semplici. Attraverso la meditazione possiamo esperire in maniera diretta questa nostra natura più profonda. La meditazione è la pratica della piena presenza aperta, lucida, empatica ai nostri pensieri, alle nostre emozioni, alle nostre paure, che ci permettere di acquisire consapevolezza di quello che siamo. 

Spesso consideriamo la nostra vita misera, proviamo un senso di depressione. Con lo sviluppo spirituale della compassione e della saggezza riscopriamo invece la sacralità della nostra vita, apprezziamo tutti gli aspetti positivi e la dignità umana, applicando gentilezza verso  noi stessi e conseguentemente verso tutto il mondo. In questo modo diventiamo veri guerrieri, non per avere il sopravvento verso il nemico, ma per affrontare le tante circostanze con impavidità incondizionata. I guerrieri si difendono solo dalla propria aggressività.

Il percorso dell’impavidità è connesso con ciò che facciamo in questo momento, oggi, piuttosto che con qualsiasi cosa teorica o in attesa di uno spunto da qualche altra parte. La visione di base del guerriero è che c’è del bene in ognuno. Siamo tutti buoni in noi stessi. Quindi abbiamo la nostra società guerriera nel nostro stesso corpo. Abbiamo già tutto ciò di cui abbiamo bisogno per fare il viaggio.

(Tratto dal libro “Sorridi alla paura. Come risvegliare il vero cuore del coraggio” di Chögyam Trungpa Rinpoce)

Il senso di inadeguatezza, di incompiutezza, di limitatezza sorge dal nostro attaccamento al nostro “io”, alla nostra identità, ai nostri costituenti psico-fisici, dalla nostra visione erronea di un sé realmente esistente, autonomo, indipendente, autosufficiente, separato dagli altri.

Il mantra il Sutra del Cuore, il Sutra  della perfezione della saggezza è

Om Gate gate pāragate pārasaṃgate bodhi svāhā

significa “Andare, andare, andare oltre, completamente andare oltre, fino al Risveglio!”

Indica il sentiero da seguire verso l’abbandono (l’andare oltre) di ogni forma di concezione erronea, di percezione di esistenza intrinseca del sé e dei fenomeni. In tal modo riscopriamo il nostro potenziale umano innato e sviluppiamo una fiducia incondizionata in noi stessi e negli altri e nella relazione con gli altri mostreremo gentilezza e sensibilità spontanee.

Una volta realizzato quello che siamo profondamente, il nostro desiderio di felicità e di pace ci ispira nello sviluppo del coraggio e della fiducia in noi stessi e negli altri.

Il coraggio autentico sorge dal riscoprire la nostra bontà fondamentale, spontanea e incondizionata. La bontà deriva dall’accogliere ciò che siamo profondamente, dall’accettare la realtà così com’è ed essere disponibili,  in modo spontaneo,  senza né soggetto né oggetto, né intenzione.

Chi ritrova il coraggio del guerriero, chi ha risvegliato mente e cuore, sulla base della sua esperienza e della sua comprensione, ha le risorse necessarie per portare anche gli altri a riscoprire la fiducia nella salute fondamentale, nel bene onnipervasivo.

Registrazione video dell’incontro: