L’evoluzione Storica delle Varie Religioni

Venerdì 9 dicembre 2022 alle ore 19,00 si è tenuto l’incontro interreligioso del gruppo ‘Spirito di Assisi’ che fa parte del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture. Tema dell’incontro: ‘L’evoluzione storica delle varie religioni’.

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Nei testi è detto che viviamo in un eone di decadenza in termini di visione e di comportamento.

Dalla sua origine, per il Buddhismo si sono avuti dei cambiamenti e possiamo valutare passaggi  evolutivi, ma anche involutivi.

Cercherò di non essere di parte, ma non bisogna essere “politicamente corretti” al punto di non valutare le possibili deviazioni dall’autenticità  degli insegnamenti.

Non darò ovviamente dettagli storici, ma cercherò di illustrare le direttrici principali lungo le quali si è sviluppato il Buddhismo.

Buddha Shakiamuni, vissuto circa 25 secoli fa, è convenzionalmente indicato come l’origine del buddhismo; ma quest’ultimo si inserisce in flussi di pensiero e di esperienze di diverse tradizioni spirituali, con influenze e contaminazioni reciproche. 

Il termine occidentale buddhismo fa riferimento alla filosofia operativa, ad un sistema di pratiche che, a partire dagli insegnamenti del Buddha, si sono sviluppate in modo molto diversificato. Le ragioni dell’eterogeneità sono da ricercarsi nel fatto che il Buddha diede insegnamenti e istruzioni diverse a persone diverse, in base alle diverse capacità, ai diversi livelli di sviluppo spirituale. Quindi, il Buddhismo si è evoluto e si è adattato alle varie epoche e ai vari contesti culturali.

Benché nel Buddhismo non ci sia mai stato un movimento missionario, gli insegnamenti del Buddha si diffusero in tutto il subcontinente indiano e, da qui, in tutta l´Asia.

Gli insegnamenti del Buddha sono presentati in due lignaggi fondamentali: il “vasto” e il “profondo“. Il profondo è relativo alla nostra natura profonda e alla saggezza che la realizza. Il vasto si riferisce alla ricchezza dei metodi per lo sviluppo spirituale verso l’illuminazione, ed è intesa come la compassione del Buddha.

A partire da questi due lignaggi principali si sono formate decine di tradizioni che possono essere classificate in: 

La parola buddhismo fu introdotta in Europa nel XIX secolo, ma non esiste in nessuno dei paesi asiatici originari di tale tradizione,dove è invece utilizzato “insegnamento del Buddha” 

Dall’India, Il Buddhismo si diffuse nei secoli successivi principalmente nel Sud-Est dell’Asia e in estremo oriente. In occidente inizia a diffondersi dal XIX secolo.

La diffusione del Buddhismo è stata spesso favorita dagli scambi commerciali. Quando i mercanti buddhisti visitavano altri paesi e talune volte rimanevano ad abitarvi, si sviluppava un interesse per gli insegnamenti del Buddha. In questo modo si sviluppò lungo la via della sete nell’Asia centrale nei due secoli avanti e nei due secoli dopo Cristo; successivamente monaci venivano invitati dai regnanti di quei luoghi a dare insegnamenti e a edificare monasteri.

Un altro modo in cui il Buddismo si diffuse fu la lenta assimilazione culturale di un popolo conquistatore, come avvenne con i greci nella società Buddhista del Gandhara, in quello che oggi è il Pakistan centrale, nei secoli che seguirono i II secolo a.C.

L’influenza di monarchi ha spesso favorito la disseminazione del Buddhismo. È il caso del re Ashoka che lo promosse nel nord dell’India, senza obbligare i sudditi alla conversione, e in paesi limitrofi, senza proselitismo aggressivo, ma lasciando sempre la libertà di scelta. Fece erigere colonne di ferro in tutto il suo regno, sulle quali erano pubblicati degli editti che esortavano il suo popolo a condurre una vita etica. 

Le scuole che si sono sviluppate in India nei secoli possono essere così suddivise:

Le principali tradizioni fuori dall’India sono:

Il Buddismo tibetano, definito anche (forse erroneamente) Lamaismo, si è evoluto dal 7° secolo d.C. in Tibet. 

Si basa principalmente sulle due correnti filosofiche Madhyamika e Yogachara e utilizza le pratiche  rituali tantriche che si sono sviluppate in Asia centrale e particolarmente in Tibet. Il buddismo tibetano incorpora anche le discipline monastiche Theravada dei primi tempi. 

Le caratteristiche del buddismo tibetano da evidenziare sono:

Il buddismo tibetano fu fortemente influenzato dalla preesistente religione sciamania indigena, bon.

Il buddismo è stato trasmesso in Tibet principalmente durante il VII e il X secolo. Notevoli primi maestri furono l’illustre maestro tantrico dell’VIII secolo Padmasambhava e il maestro Mahayana Shantirakshita.

Con l’arrivo dall’India nel 1042 del grande maestro Atisha, fu avviato un movimento di riforma e nel giro di un secolo emersero le principali sette del buddismo tibetano. Il Dge-alette-pa, comunemente noto come i Cappelli Gialli, l’ordine del Dalai e il Panchen Lama, fu la setta tibetana politicamente predominante dal XVII secolo fino al 1959, quando il governo ierocratico del Dalai Lama fu abolito dalla Repubblica Popolare Cinese

Nel XIV secolo i tibetani erano riusciti a tradurre tutta la letteratura buddhista disponibile in India e Tibet; molti testi in sanscrito, che da allora sono andati perduti nel paese di origine, sono noti solo dalle loro traduzioni tibetane. 

In Occidente, nel XIX secolo, alcuni intellettuali come  Arthur Schopenhauer Friedrich Nietzsche mostrarono interesse per la filosofia buddhista.

Nel XX si è avuta la diffusione in occidente del buddhismo (con <1% della popolazione).

Nella seconda metà del XX secolo il buddismo tibetano si diffuse in Occidente, anche in conseguenza della sottomissione del Tibet al dominio comunista cinese che portò molti rifugiati, tra cui “lama reincarnati” o tulku, fuori dalla loro patria. 

Dall’Oriente abbiamo importato l’essenza degli insegnamenti del Buddha e le relative pratiche , ma anche molti aspetti discutibili delle tradizioni locali che spesso non sono ascrivibili al Dharma e rasentano la superstizione.

Pratiche originariamente inserite in percorsi di sviluppo spirituale, come lo yoga e la meditazione, sono oggi proposte sul mercato (ad esempio nelle forme di protocolli di mindfulness) e sottoposte a speculazioni proprie di un’economia consumistica.

Preso atto delle deviazioni, è compito di tutti i praticanti testimoniare gli insegnamenti autentici ricevuti dai grandi maestri e sperimentati nel proprio cammino spirituale.