I Testi Sacri delle Varie Religioni

Mercoledì 23 novembre 2022 alle ore 20,00 si è tenuto l’incontro interreligioso del gruppo ‘Spirito di Assisi’ che fa parte del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture. Tema dell’incontro: ‘I Testi Sacri delle Varie Religioni’.

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Nel buddhismo non vi è un unico libro sacro. La varietà e l’articolazione dei testi derivano dagli insegnamenti del Buddha Shakyamuni che, dalla sua illuminazione a 35 anni alla sua morte a 80 anni, diede 84000 insegnamenti, differenziandoli in base all’attitudine, all’inclinazione, al livello di sviluppo spirituale, all’intelligenza di chi lo ascoltava. Un po’ come un medico che fa diagnosi e dà cure diverse a malati diversi, allo stesso modo il Buddha propose insegnamenti diversi per persone diverse che possono essere divise in persone con capacità inferiori, medie o superiori.

Le persone con capacità inferiori aspirano ad un’esistenza felice e a loro il Buddha ha dato istruzioni sulla consapevolezza della sofferenza, sulle sue cause e sulla via da seguire per liberarsi dalla sofferenza. In particolare il Buddha spiegò la legge di causa ed effetto per cui azioni non virtuose proiettano verso esperienze dolorose, mentre azioni virtuose hanno come effetto esperienze di felicità.

Le persone con capacità medie aspirano alla liberazione dal samsara, ovvero dal ciclo delle esistenze condizionate, alla pace individuale, e a loro il Buddha ha impartito insegnamenti sulle modalità per acquietare la mente dalle agitazioni, dalle emozioni perturbanti e sul non sé della persona, ovvero sulla mancanza di esistenza intrinseca dell’individuo. A questi, ha spiegato che l’origine della sofferenza è l’attaccamento al proprio ego, all’immagine rigida che hanno di sé. Tali insegnamenti sono ascrivibili al “piccolo veicolo” o veicolo hinayana.

Le persone con capacità superiori aspirano alla liberazione non solo per sé, ma anche per tutti gli esseri senzienti, e a loro il Buddha ha fornito istruzioni sullo sviluppo dell’amore, della compassione, della gioia e dell’equanimità ed sulla nozione di vacuità non solo della persona ma di tutti i fenomeni.Tali insegnamenti sono ascrivibili al “grande veicolo” o veicolo mahayana.

Gli insegnamenti del Buddha possono essere, inoltre, divisi in  essoterici (ovvero pubblici), inclusi nel piccolo e nel grande veicolo,  ed esoterici che riguardano il veicolo adamantino, o vajrayana.

I concili buddhisti 

Dopo la morte del Buddha Shakyamuni (parinirvāṇa) si sono tenuti grandi raduni di monaci per ricostruire e preservare l’autenticità degli insegnamenti del maestro.

Il primo Concilio si ebbe nel 483 a.C, pochi mesi dopo il parinirvāṇa del Buddha a Rajagriha in India. Secondo la tradizione vi parteciparono 500 arhat e diversi discepoli diretti del Buddha. È il concilio in cui fu recitato per la prima volta il Dharma (sans., Dhamma pāli), riportato nel Sutta Piṭaka del Canone pāli e nello Āhánbù del Canone Cinese, e il Vinaya, dando così inizio alla loro trasmissione orale.

Il secondo Concilio buddhista si tenne nel 383 a.C. a Vaiśālī. È il concilio in cui si discusse della condotta dei monaci.

Il terzo Concilio buddhista è datato al 247 a.C. a Pataliputra.

A questi concili tenutisi in India va aggiunto il quarto Concilio buddhista secondo la tradizione Theravāda. Esso si sarebbe tenuto nel 25 a.C. ad Anurādhapura in Sri Lanka. È quello che sancisce la scrittura del Tipitaka ovvero del Canone buddhista redatto in lingua pāli.

I testi sacri del Buddhismo si dividono in tre canoni in base alla lingua degli scritti: 

  • il Canone pāli, 
  • il Canone cinese e 
  • il Canone tibetano (composto dal Kangyur e dal Tanjur).

Parte dei Canoni cinese e tibetano si rifanno ad un precedente Canone tradotto in sanscrito ibrido sotto l’Impero Kushan, per la maggior parte andato perduto.

I quattro sigilli

Sebbene nella religione buddhista vi siano numerose scuole, di cui le tre correnti maggioritarie sono il Theravāda, il Mahāyāna e il Vajrayāna, che hanno sviluppato dottrine in alcuni aspetti contrastanti e prodotto testi altrettanto diversi, tutte condividono e rispettano i seguenti quattro sigilli:

  • tutti i fenomeni composti sono impermanenti,
  • tutto ciò che è impuro è nella natura della sofferenza,
  • tutti i fenomeni mancano di una identità propria,
  • al di là della sofferenza c’è la pace.

I Tre Canestri 

Il Canone pāli compone di tre piṭaka, o canestri: 

  • il Vinaya Piṭaka, o “canestro della disciplina”, contiene le regole di vita dei monaci; 
  • il Sutta Piṭaka o “canestro della dottrina”, contenente gli insegnamenti impartiti dal Buddha;
  • l’Abhidhamma Piṭaka o “canestro della fenomenologia” comprende l’analisi dettagliata dei principi che governano i processi fisici e mentali.

Il Buddhismo Theravāda riconosce validi solo i testi del canone pali.

Il canone tibetano si divide in due raccolte: 

  • il Kangyur, composto da 600 testi, in 98 volumi, riporta discorsi attribuiti al Buddha Shakyamuni, 
  •  il Tanjur, raccolta, in 224 volumi, di 3.626 testi tra commentari e insegnamenti. 

Secondo la tradizione buddista indo-tibetana, è generalmente accettato che Buddha Siddhartha Gautama abbia dato il suo insegnamento in “tre giri della Ruota”. 

I Tre Giri della Ruote del Dharma

Gli insegnamenti del Buddha sono classificati in Tre Giri della Ruote del Dharma.

La prima messa in moto della Ruota del Dharma ebbe luogo a Sārnāth dove insegnò le quattro nobili verità: la sofferenza, l’origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza e la via che conduce alla cessazione della sofferenza. Questi insegnamenti sono contenuti con alcune piccole differenze nel canone pali, cinese e tibetano.

La seconda messa in moto della Ruota del Dharma ebbe luogo sul Picco degli Avvoltoi vicino a Rajagrha (ora Rajgir) dove insegnò ai suoi discepoli con potenzialità superiori gli insegnamenti della Prajnaparamita sulla Vacuità. 

Il Buddha insegnò la terza ruota del Dharma a Vaishali (in Bihar), Sravasti e sul monte Malaya dove diede insegnamenti sul Tathagatagarbha (la natura di Buddha) e sulle tre nature, ovvero:

  • ciò che viene immaginato da nomi, pensieri e così via è la natura immaginaria; 
  • ciò che non è immaginato da nomi e pensieri ma appare per cause e condizioni è la natura dipendente; 
  • la vacuità della natura immaginaria della natura dipendente è la natura perfettamente esistente. Questa è una presentazione Chittamatra di base.

I buddhisti Theravādin accettano solo i sutra (insegnamenti) della prima ruota, gli unici che compaiono nel Canone Pali, mentre i seguaci di Mahayana e Vajrayana li accettano tutti. Per questi ultimi due, il primo giro della ruota del Dharma contiene insegnamenti interpretativi, provvisori.

La seconda ruota del Dharma è la base della scuola  Madhyamaka che fu fondata da Nagarjuna, mentre la terza per Cittamātra che fu fondata dai due fratelli Asanga e Vasubandhu . La scuola Cittamātra e la scuola Madhyamaka Shentong considerano la terza ruota un significato definitivo e la seconda ruota un significato provvisorio e da interpretare. Per la scuola Madhyamaka rangtong e, in particolare per Tsongkhapa (1357-1419), fondatore della scuola Gelugpa, è il contrario. 

Gli insegnamenti della seconda ruota del Dharma partono da un approccio apofatico,  negando tutto ciò che non può essere Verità e realizzazione ultima (natura di Buddha, Nirvāna), mentre la terza ruota del Dharma attribuisce loro, al contrario, qualità positive. 

Lamrim

Nella tradizione tibetana, vi è una tipologia di testo chiamata Lamrim (tibetano: “stadi del sentiero”) che presenta gli stadi del sentiero verso l’illuminazione, come insegnato dal Buddha. Vi sono diversi lamrim, nelle scuole Nyingma, Kagyu e Gelug; la prima versione fu “La Lampada sul Sentiero verso l’Illuminazione” (Bodhipathapradīpa) di Atiśa dell’XI secolo .

Nelle scuole Kagyu, si studia il lamrim del signor Gampopa (1079–1153), un monaco Kadampa e discepolo del famoso yogi Milarepa, “Il prezioso ornamento di Liberazione”.

Il testo principale di Lam Rim nella tradizione Nyingma è “Trovare riposo nella natura della mente” di Longchen Rabjampa, insieme al suo voluminoso auto-commentario, “Il Grande Carro”. 

Nella scuola Gelug, lama Tzongkhapa, scrisse “Il grande Trattato sugli Stadi del Sentiero dell’Illuminazione (Tib. Lam-rim Chen-mo). C’è anche un testo lamrim di media lunghezza di Tzongkhapa e uno breve, chiamato Lam-rim Dü-dön (Tib.), che viene recitato quotidianamente da molti praticanti Gelugpa.

I lamrim si basano su una divisione dei praticanti in base alla loro motivazione, come insegnato da Atiśa:

  • Le persone con motivazioni inferiori che cercano la felicità nel samsara, ovvero il ciclo delle esistenze condizionati; che aspirano ad una rinascita superiore (nel regno degli dei o semidei).   
  • Le persone con motivazioni medie che aspirano alla propria pace interiore definitiva e abbandonano il piacere mondano. Vengono indicate come pratyekabuddha e śravakabuddha nel sentiero Hīnayāna, che cercano solo la liberazione personale.
  • Persone con motivazioni superiori, che, sulla base della loro comprensione della sofferenza, aspirano all’illuminazione e alla cessazione della sofferenza di tutti gli esseri. Questo è il sentiero Mahāyāna Bodhisattva dei samyaksaṃbuddha, che praticano le sei Perfezioni.

Le persone che aspirano al benessere nella vita attuale sono considerati come coloro che non hanno intrapreso un sentiero spirituale.

Vajrayāna

In continuità con il Mahāyāna, per praticanti di capacità superiori, il Buddha diede insegnamenti su mezzi abili che velocizzano il processo di sviluppo verso l’illuminazione. Quindi, si ha un terzo veicolo, il veicolo adamantino (o tantrayāna o vajrayāna), che si aggiunge ai veicoli Hīnayāna e Mahāyāna e  prevede i tantra come testi di riferimento.

I sutra includono gli insegnamenti essoterici (pubblici) del Buddha, i tantra includono insegnamenti esoterici (segreti) del Buddha. La tradizione tibetana integra i tre veicoli in una prospettiva di progressione graduale di pratica nello sviluppo spirituale. 

Sugli altari, i testi sacri simboleggiano il Dharma, gli insegnamenti del Buddha, verso i quali bisogna sempre riservare un grande rispetto. Il Buddha stesso disse:

“Alla fine di cinquecento anni
La mia presenza sarà sotto forma di scritture.
Considerale identiche a me
E mostra loro il dovuto rispetto.”

È importante studiare e riflettere sui testi sacri, ma non bisogna confondere i significati con i significanti. Gli insegnamenti scritti e orali ci aiutano a comprendere la realtà, ma soltanto la meditazione e le altre pratiche consentono di realizzare direttamente la realtà assoluta.