Economia creativa per lo sviluppo sostenibile

27/01/2021 – Nell’ottica dello “Spirito di Assisi” e del Dialogo Interreligioso, organizzato dal Centro Studi Francescani per il Dialogo Interreligioso e le Culture di Maddaloni (CE), si è tenuto in videoconferenza un incontro sul tema “Economia creativa per lo sviluppo sostenibile”.

C’è una preoccupazione diffusa sulle condizioni del mondo, ma non c’è una convergenza su come cambiarle. I leader di tutte le tradizioni spirituali ci invitano a orientare i nostri sforzi verso un mondo più compassionevole.

La base comune su cui confidare

Il cambiamento da attuare sembra enorme, considerando i tanti problemi interpersonali, sociali, internazionali, interculturali, interreligiosi e ambientali da affrontare, ma il Buddha ci rassicura sul fatto che possiamo confidare su un fondo comune di bontà naturale, la nobiltà di cuore onnipervasiva in tutti gli esseri: abbiamo tutte le risorse per poter affrontare le sfide che si impongono con urgenza.

Quindi, la trasformazione del mondo deve necessariamente basarsi sulla nostra natura ultima con le sue qualità di saggezza e compassione, impegnandoci nel rimuovere tutti gli ostacoli che ci impediscono di ricongiungerci con questa base di bontà interiore. Dobbiamo sviluppare la consapevolezza di ciò che siamo e delle nostre capacità che rendono fattibili i cambiamenti a cui aspiriamo.

I grandi sviluppi materiali che osserviamo devono essere accompagnati dallo sviluppo interiore.

La realtà dell’interdipendenza

Vi è una sempre crescente consapevolezza della realtà dell’interdipendenza, osservando i tanti fenomeni mondiali: il degrado ambientale, la migrazione di esseri umani per motivi politici o economici, la globalizzazione in tutti i suoi aspetti, la convivenza di diverse etnie, culture e religioni. Sebbene la fitta rete di interrelazioni fra individui e fra popoli sia maggiormente riconosciuta, vi è la necessità di una più attenta e profonda riflessione sui risvolti etici e pratici e su come realizzare il cambiamento del mondo di cui facciamo parte.

La nostra sopravvivenza dipende dagli altri esseri umani e animali e dall’ambiente e tale realtà va tenuta presente quando si affrontano tematiche relative all’ambientalismo, alla giustizia sociale, alla parità di genere, ai conflitti internazionali …

Vi è una stretta relazione fra i processi della realtà esteriore e il mondo interiore, fatto di intrecci e di movimenti di sensazioni, percezioni, formazioni mentali, emozioni.

La consapevolezza dell’interdipendenza stimola un profondo senso di gratitudine, di amore e di compassione. La grande compassione implica la responsabilità verso tutti gli esseri e verso la Terra.

Lo spazio infinito dell’esperienza

Un altro punto importante degli insegnamenti del Buddha è la vacuità, che non è da confondere con la nullità. Vacuità vuol dire che niente è in un assoluto isolamento, ma che tutto dipende da cause e condizioni. Questo implica che vi sono illimitate possibilità, che vi è la potenzialità di un’infinità di possibili cambiamenti e di adattamenti alle condizioni. La vacuità è lo spazio infinito dell’esperienza.

Urge un nuovo modo di vivere e di agire per il bene degli altri, anche con piccoli gesti, che siano originate dalla saggezza e dalla compassione, da tutti, con l’impegno di tutti, non solo di chi ricopre ruoli significativi nella società o nella politica.

In matematica e fisica si parla di effetto farfalla nella teoria del caos, secondo cui piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
Edward Lorenz, meteorologo, nel 1962, dimostrò che il batter d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas. Alan Turing, matematico, filosofo, uno dei padri dell’informatica, in un saggio del 1950, anticipava questo concetto:
«Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.» (Alan Turing, Macchine calcolatrici e intelligenza, 1950)

La consapevolezza delle nostre tendenze mentali

Il cambiamento si ottiene dalla consapevolezza in tutte le azioni.

Quando si fa un acquisto di qualsiasi oggetto, bisogna interrogarsi se è prodotto attraverso il lavoro minorile, se il materiale di cui è composto è riciclabile, se produce un consumo eccessivo di energia, se ha un impatto ambientale troppo forte.

Anche nei piccoli investimenti finanziari, dobbiamo assicurarci che i nostri soldi non vengano impiegati in produzione e diffusione di armi.

Dobbiamo riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte alimentari dovute all’incremento enorme degli allevamenti intensivi, che provocano sofferenza a tanti animali e gravi danni all’ambiente.

Bisogna essere consapevoli del proprio attaccamento ai beni materiali e alla sofferenza che provoca: la nostra bramosia ci spinge ad accaparrare sempre di più; dopo aver acquisito un oggetto del nostro desiderio, la soddisfazione scema subito; soffriamo quando viene a mancarci qualcosa a cui siamo attaccati.

342 Spinti dalla bramosia,
gli uomini corrono in cerchi
come lepri inseguite
e la loro sofferenza
si riproduce sempre di nuovo.

343 Spinti dalla bramosia,
gli uomini corrono in cerchi
come lepri inseguite.
Perciò, o bhikshu,
se vuoi liberarti delle passioni
trascendi il desiderio.

344 Alcuni escono dalla foresta
dei desideri mondani
solo per addentrarsi nella foresta
dei desideri spirituali.
Guardali! Sono liberi
e corrono di nuovo verso la schiavitù.

(Versi del Dhammapada)

Le nostre tendenze mentali ci condizionano pesantemente in questo mondo materialistico e consumistico, facendo leva sulle nostre emozioni, sulle nostre aspirazioni, sulla nostra necessità di auto realizzazione.

Sulla base di tale consapevolezza della realtà possiamo influenzare il sistema economico globale, operando scelte attente affinché si realizzi un equilibrio sostenibile.

Per essere efficaci nel nostro impegno per il bene collettivo, dobbiamo guardarci dentro e riconoscere come la nostra bramosia, la nostra avidità, la nostra aggressività non siano qualità della nostra natura ultima. Lungo il sentiero spirituale rimuoviamo i nostri blocchi, acquisiamo fiducia in noi stessi, nella nostra naturale apertura e benevolenza, ritroviamo il nostro cuore nobile che ci motiverà nelle nostre azioni.

Dare significato alla vita

Nella tradizione mahayana, coloro che aspirano all’illuminazione per il bene degli altri vengono denominati “valorosi”. La pratica ci apre sempre di più a un’esperienza valorosa, eroica nel quotidiano, sviluppando la nostra motivazione benevolente, che dà significato alla nostra vita. I risultati della pratica sono valutati in base al benessere che otteniamo per noi stessi e per gli altri.

Il rinnovamento che vogliamo realizzare parte da noi, dalla nostra mente.

Tutti i grandi problemi – il consumismo, l’intolleranza religiosa, la povertà, il degrado ambientale – dipendono dalle nostre emozioni distruttive e dalle nostre tendenze mentali, come l’egocentrismo, l’avidità e l’avversione. L’ego è individuale o collettivo, di classe, di corporazione, di nazione, di etnia. Un’autentica trasformazione sociale è possibile solo con una profonda trasformazione interiore dell’egoismo in altruismo.

Denys Rinpoce suggerisce di avere una visione globale, planetaria e un’azione locale. Bisogna avere un’intelligenza globale di armonia e realizzare tante oasi fondate su valori etici ed ecologisti, seguendo la regola d’oro, evidenziata in tutte le tradizioni spirituali autentiche, di non fare agli altri il male di cui non vogliamo essere vittime.

In passato è stato anche teorizzato un approccio buddhista all’economia, che esamina le influenze della mente e delle sue tendenze; che mira ad evitare ciò che è dannoso e incentivare ciò che è di beneficio per tutti gli esseri; che è orientato ad un equilibrio fra una società puramente mondana e una società immobile e convenzionale.

Il re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck e il suo governo promuovono il concetto di “felicità nazionale lorda” (Gross National Happiness, GNH) sin dal 1972, sulla base dei valori spirituali buddhisti. Il GNH è un indicatore per misurare lo sviluppo di una nazione, in alternativa al prodotto interno lordo (PIL). Ciò rappresenta un impegno a costruire un’economia che preservi la cultura del Bhutan basata sui valori spirituali buddhisti invece che promuovere lo sviluppo materiale, misurato dal PIL.

Quindi, una visione profonda dell’interdipendenza e una motivazione compassionevole saranno il terreno esperienziale per risolvere i motivi di preoccupazione per le sorti del mondo, per trovare modi di vivere al meglio in una comunità globale con un futuro condiviso.

Registrazione dell’incontro:

https://www.facebook.com/amedeo.imbimbo/videos/10218103132706607