Identità Spirituale e Dialogo Interreligioso: Percorsi di Pace e di Fraternità

Il 26 aprile 2023 alle ore 19,30 si è tenuto l’incontro interreligioso del gruppo ‘Spirito di Assisi’ che fa parte del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture. Tema dell’incontro: “Identità spirituale e dialogo interreligioso: percorsi di pace e di fraternità“.


Desidero iniziare il mio intervento con questo pensiero di Arthur Schopenhauer:

Ognuno ha i suoi gusti. Tuttavia io non conosco un augurio più bello di quello con il quale si concludevano le antiche rappresentazioni teatrali indiane (come pure, in tempi più recenti, quelle inglesi con la preghiera per il re). Essa recita:
“Possano tutti gli esseri viventi rimanere liberi dal dolore”. 

Arthur Schopenhauer, I due problemi fondamentali dell’etica

Noi tutti, praticanti di diverse tradizioni spirituali, possiamo condividere questo augurio.

Arthur Schopenhauer fu fortemente influenzato dal pensiero buddhista, in particolare dalle Quattro Nobili Verità, insegnate dal Buddha nel sua primo ciclo di insegnamenti: 

  1. La verità della sofferenza (in pali, dukkha):
    il termine “dukkha” è comunemente tradotto in “sofferenza”, ma nel buddhismo ha un significato più ampio che si riferisce all’insoddisfazione, alla frustrazione, all’afflizione e al disagio insito in tutti gli esseri senzienti.
  2. La verità dell’origine della sofferenza:
    la sofferenza ha una causa, che è l’attaccamento agli aspetti transitori del mondo, come il piacere, la ricchezza, il potere e l’identità.
  3. La verità della cessazione della sofferenza:
    la sofferenza può essere eliminata, e questo stato di liberazione è chiamato Nirvana. Il Nirvana non è un luogo o uno stato di esistenza, ma piuttosto una cessazione della prospettiva egoistica.
  4. La verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza:
    è una via di non attaccamento.

L’identità spirituale o religiosa può diventare problematica se ne siamo troppo attaccati. La fissazione morbosa e nevrotica all’identità può spesso causare disarmonie e conflitti, a volte anche violenti, e sopraffazioni.

Nel buddhismo si afferma l’importanza del lignaggio. L’albero della genealogia del buddhismo ha le sue radici nel Buddha Sakiamuni e si è sviluppato nel corsa della storia in diversi lignaggi. Il lignaggio si riferisce alla trasmissione di insegnamenti e pratiche da maestro a discepolo in una linea continua. È una parte importante della tradizione buddhista perché assicura la continuità e l’autenticità degli insegnamenti nel corso del tempo. 

Ci sono lignaggi distinti in diverse tradizioni buddhiste, come il lignaggio Theravada, il lignaggio Mahayana e il lignaggio Vajrayana, e ci sono lignaggi distinti anche nel buddhismo indo-tibetano (Vajrayana). Dal legame con il lignaggio, il praticante trae beneficio in termini di ispirazione e di motivazione.

Diversi lignaggi si sono diffusi in accordo alle diverse esigenze  di popoli diversi in termini culturali e linguistici e di diversi individui in termini di ricettività, di livello di comprensione e di sensibilità. Questa diversità nei metodi scaturisce dalla compassione del Buddha, inteso come Buddha storico e come mente risvegliata.

Dal legame morboso, spesso nevrotico, con la propria tradizione spirituale nascono i conflitti con se stessi e con gli altri.

La preghiera citata Schopenhauer  è contenuta ne I quattro Brahma-vihara (i Quattro Pensieri Incommensurabili), riportati nel Dharmasangraha di Nagarjuna, sono:

  • La gentilezza amorevole è una buona volontà attiva verso tutti; il pensiero da sviluppare è:
    Possano tutti gli esseri senzienti avere la felicità e la sua causa”.
  • La compassione identifica la sofferenza degli altri come propria; il pensiero da sviluppare è:
    Possano tutti gli esseri senzienti essere liberi dalla sofferenza e dalla sua causa”.
  • La gioia empatica è la sensazione di gioia perché gli altri sono felici; anche se non abbiamo contribuito ad essa, è una forma di gioia partecipativa; il pensiero da sviluppare è:
    Possano tutti gli esseri senzienti essere inseparabili dall’estasi priva di dolore”.
  • L’equanimità è trattare tutti in modo imparziale e sereno; il pensiero da sviluppare è:
    Possano tutti gli esseri senzienti dimorare nell’equanimità libera dai pregiudizi, dall’odio e dall’attaccamento”.

Secondo il Metta Sutta, la coltivazione dei quattro incommensurabili ha il potere di far rinascere il praticante in un “regno di Brahma” (regno degli dei), ossia in uno stato di grande felicità. 

Questa preghiera è recitata all’inizio di ogni sessione di meditazione, di ogni sadhana o di ogni altro rito più articolato.

Lo sviluppo della bontà amorevole e compassionevole, della gioia e dell’equanimità è comune a tutte le tradizioni spirituali.

Scrive Nagarjuna, filosofo buddhista del secondo secolo dC:

“Praticare l’incommensurabile stato mentale dell’Amore estingue la rabbia nel cuore degli esseri viventi. 

Praticare l’incommensurabile stato mentale della Compassione estingue tutti i crucci e le ansie nel cuore degli esseri viventi. 

Praticare l’incommensurabile stato mentale della Gioia estingue la tristezza e il grigiore nel cuore degli esseri viventi. 

Praticare l’incommensurabile stato mentale dell’Equanimità estingue la rabbia, l’avversione e l’attaccamento nel cuore degli esseri viventi.”

La bontà e l’equanimità dovrebbero essere alla base dei rapporti con gli altri. Tuttavia, l’equanimità non significa essere vicini solo ad alcune persone, come ad esempio gli appartenenti alla propria comunità religiosa, e lontani dagli altri, ma piuttosto di trattare tutti gli individui in modo equo e giusto, senza alcuna forma di discriminazione.

I praticanti di tutte le religioni condividono le stesse aspirazioni alla pace e all’armonia e sono accomunati dallo stesso desiderio di comprendere profondamente la realtà, ciò che sono al di là delle apparenze, dei nostri schemi concettuali. 

Nel buddhismo, il risveglio è riscoperta della nostra natura fondamentale che può essere accostata alla natura naturante su cui hanno riflettuto filosofi occidentali come Giordano Bruno e Baruch Spinoza. L’esortazione socratica “conosci te stesso” ha sempre avuto grande risonanza sia in Occidente che in Oriente. 

Lo scopo della pratica spirituale è lo sviluppo dell’intelligenza immediata che realizza direttamente e esperienzialmente sia la “natura naturante” che il modo con cui emergono le manifestazioni della vita con le diverse specificità, ovvero la “natura naturata”. 

La natura fondamentale è la bontà innata, presente in ogni essere vivente. Risvegliando la nostra natura più profonda, ritroviamo la nostra bontà e raggiungiamo lo stato di salute autentica.

“Tutte le tradizioni spirituali, buddhiste e non buddhiste differiscono nella forma per adattarsi alla ricettività e alle facoltà delle diverse persone; ma tutte operano per condurre gli esseri sul cammino delle esistenze superiori e della liberazione. Poiché tutte, senza eccezione, derivano dall’attività del perfetto risveglio, esse meritano la nostra fiducia.”                                                                      

  • Kyabjè Kalu Rinpoche

Spirito di Assisi – Identità Spirituale e Dialogo Interreligioso: percorsi di pace e di fraternità

Spirito di Assisi – Identità Spirituale e Dialogo Interreligioso: percorsi di pace e di fraternità

Pubblicato da Centro Studi Francescani per il Dialogo Interreligioso e le Culture su Venerdì 28 aprile 2023
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