L’impegno delle Religioni per la Salvaguardia del Creato

Il 5 Ottobre 2023 alle ore 20,00 si è tenuto presso la Parrocchia San Pietro Apostolo, situata in Via Don Giovanni Minzoni, 2, 80023 Caivano (NA) l’incontro interreligioso del gruppo ‘Spirito di Assisi’ che fa parte del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture. Tema dell’incontro: “L’impegno delle religioni per la salvaguardia del creato“ .


Nel buddhismo, come in tutte le tradizioni spirituali autentiche, si afferma la sacralità della vita in tutte le sue manifestazioni. Secondo gli antichi saggi, la natura costituiva la fonte di sostentamento e il prerequisito per la vita sulla terra. Quindi, l’ecologismo è una parte integrante del buddhismo, come impegno di non violenza e affermazione della sacralità della vita.

Alberi e foreste furono lo sfondo della vita del Buddha, Siddhartha Gautama: egli nacque in un bosco, raggiunse l’illuminazione sotto l’albero della Bodhi, impartì i suoi insegnamenti e morì nella foresta. Gli alberi hanno dunque un forte valore evocativo.

Ai monaci, il Buddha impartì severi precetti, tra cui quelli di non uccidere animali e di non distruggere le foreste, che costituivano l’habitat di molti animali.  

Ashoka Maurya il Grande (Pataliputra, 304 a.C. – Pataliputra, 232 a.C.) fu sovrano dell’Impero Maurya. Egli fu un seguace e un grande sostenitore degli insegnamenti del Buddha. Emanò editti che furono affissi sui Pilastri di Aśoka, nonché su massi e pareti di caverne, durante il suo regno. Queste iscrizioni sono disperse in tutte le aree degli odierni Bangladesh, India, Nepal e Pakistan e rappresentano le prime prove tangibili del Buddhismo e della sua prima ampia espansione.

Queste iscrizioni riflettono la comprensione di Aśoka degli insegnamenti del Buddha e si focalizzano su precetti sociali e etici piuttosto che su specifiche pratiche religiose o sulla dimensione filosofica del Buddhismo. Con questi editti si forniva anche protezione alla fauna, e si abbandonò perfino la caccia reale. Fu forse il primo sovrano della storia a perorare misure di salvaguardia della natura e degli animali.  

«Ventisei anni dopo la mia incoronazione vari animali furono dichiarati da proteggere – pappagalli, maina, aruna, oche rosse, anatre selvatiche, nandimukha, gelata, pipistrelli, formiche regine, tartarughe d’acqua dolce, pesci senza spine, vedareyaka, gangapuputaka, pesci, tartarughe, porcospini, scoiattoli, cervi, tori, okapinda, asini selvatici, piccioni selvatici, piccioni domestici e tutte le creature a quattro zampe che non sono né utili né commestibili. Quelle capre, pecore e scrofe che hanno dei piccoli o danno latte ai loro piccoli sono protette, e anche quelle con meno di sei mesi. I galli non devono essere trasformati in capponi, le stoppie che nascondono esseri viventi non devono essere bruciate e neanche le foreste devono essere bruciate senza ragione o per uccidere delle creature. Un animale non deve essere nutrito con un altro.»

(Editto sul 5º Pilastro)

Gli editti proclamano anche che molti seguirono l’esempio del re nel rinunciare al massacro degli animali; uno di essi orgogliosamente afferma:

«Il nostro re uccise pochissimi animali.»

(Editto sul 5º Pilastro)

Aśoka perorò una restrizione sul numero di animali che dovevano essere uccisi per consumo, ne protesse alcuni, e in generale condannò gli atti violenti contro gli animali, come la castrazione.

Senza dubbio, in quel periodo non esistevano i gravi problemi legati all’ecosistema che stiamo affrontando oggi. Forse sarebbe utile avere un monarca come Aśoka …?

La promozione dell’ecologismo rappresenta un impegno verso la non violenza.

L’origine della disarmonia

Qual è l’origine della violenza e delle attitudini malsane che causano gravi danni all’ambiente e, di conseguenza, agli altri esseri umani, agli animali e alle future generazioni, inclusi decessi ed estinzioni?

Nella prospettiva buddhista, la causa risiede nell’ignoranza. Ci riferiamo a un’ignoranza più evidente riguardo alle conseguenze delle nostre azioni e delle nostre abitudini. Tuttavia, esiste un’ignoranza fondamentale, la quale è ben descritta dalle parole di Albert Einstein:

“L’essere umano è una parte di quel tutto che noi chiamiamo «universo», una parte limitata nello spazio e nel tempo. L’uomo sperimenta sé stesso, i suoi pensieri e i suoi sentimenti scissi dal resto – una sorta di illusione ottica della propria coscienza. Questa illusione è come una prigione, limita i nostri desideri e affetti alle poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito dev’essere quello di liberare noi stessi da questa prigione allargando il nostro cerchio di compassione fino a comprendervi tutte le creature viventi e l’intera natura nella sua bellezza.”

– Albert Einstein

La nostra esperienza ordinaria è condizionata da un errore cognitivo: percepiamo la nostra persona come autonoma, indipendente e separata dagli altri. Questo chiaramente è un errore di percezione che si ha anche nel pensare a una nazione o a una comunità come autonoma e indipendente. 

Dall’ignoranza scarturiscono le nostre emozioni confluttiali, come l’odio, la rabbia, l’indifferenza verso la realtà, l’attaccamento ai fenomeni mondani (come la ricchezza, la fama, il potere), la bramosia. 

«La terra ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di tutti»
(Mahatma Gandhi)

Sentiero

Sul tema della salvaguardia dell’ambiente e delle risorse della terra, gli insegnamenti del Buddha contribuiscono in tre aspetti strettamente correlati fra loro: (1) la comprensione profonda della realtà, da cui emerge (2) lo sviluppo del senso di compassione verso tutti i viventi, da cui scaturisce (3) un’etica spontanea, secolare, universale. Sono i tre aspetti fondamentali del sentiero spirituale verso il non attaccamento alla visione erronea del nostro sé, del nostro ego, ai fenomeni mondani.

Il non-attaccamento non va frainteso come un rifiuto della vita ordinaria con le sue convenzioni e i piaceri che essa offre. Piuttosto, implica il vivere appieno nel presente, senza però fissazioni né legami nevrotici.

Comprensione della realtà

La realtà da tenere in considerazione è l’interdipendenza fra tutti i viventi e fra i viventi e l’ambiente circostante. 

Da un punto di vista grossolano, possiamo riflettere sulle tante evidenze dell’interdipendenza: la catena alimentare, i sistemi di ossigenazione e di respirazione, lo scioglimento dei ghiacciai e l’arretramento della terra, il riscaldamento globale.

Nel ventesimo secolo, stanno avvenendo distruzioni ambientali con conseguenze gravissime: sofferenze indicibili per gli esseri umani ed animali, in termini di pandemie, fame, diffusione di malattie mortali, estinzioni di razze animali.

Tutti gli esseri senzienti aspirano alla pace e alla felicità. Tutti condividiamo una preoccupazione generale per l’ambiente.

Bisogna considerare che ogni nostra azione e ogni nostra scelta ha delle conseguenze non solo per noi, ma anche per gli altri e per le generazioni future. Sulla base di questa riflessione dobbiamo sviluppare un senso di responsabilità universale, per la terra e per tutta l’umanità. Lavorare insieme è l’unico modo per sopravvivere alla crisi climatica. Sua Santità il Dalai Lama definisce “la compassione è la responsabilità universale” e afferma:

Come monaco buddhista, faccio appello a tutti gli esseri umani affinché pratichino la compassione, la fonte della felicità.
La nostra sopravvivenza dipende dalla speranza in qualcosa di buono. Credo che lo scopo della vita sia essere felici.
C’è un reale bisogno di un maggiore senso di responsabilità globale.”

La conoscenza a livello più profondo riguarda la Natura (con la “N” maiuscola), che include la natura convenzionale (il mare, il cielo, la terra, …), onnipervasiva in ogni cosa inanimata e in ogni esseri viventi. La Natura è fondamentalmente buona in sé e per sé. È la “natura naturante” su cui hanno teorizzato anche alcuni filosofi e teologi in occidente.È la natura che è buona in sé e per sé.

La comprensione profonda riguarda simultaneamente la realtà nel suo insieme e le particolarità.

Gli scienziati e il buddhismo affermano che la nostra natura di base è compassionevole. 

Etica

Tutti gli esseri senzienti desiderano vivere felici in un ambiente sano. Non bisogna attendersi solo azioni dagli altri o dalle strutture politiche. Il cambiamento deve iniziare da ognuno di noi, dalla nostra alimentazione, dai nostri consumi, dal modo con cui trattiamo i rifiuti.

L’aspetto principale e comune a tutte le tradizioni spirituali è la nonviolenza che non riguarda solo gli esseri umani, ma tutti gli esseri senzienti.

Nel libro “The Way to Peace in a Time of Division” Sua Santità esprime l’idea che “l’etica è più importante della religione“. La religione non dovrebbe limitarsi solo ai riti formali, alla preghiera. L’azione etica è importante. Rivolgersi ai grandi maestri, agli esseri illuminati non serve a molto, se distruggiamo l’ambiente che ci ospita. 

In passato, le persone avevano la necessità di proteggersi dal loro ambiente.
Oggi è il contrario. Senza gli umani la terra starebbe in una condizione migliore.

L’uomo è il maggiore responsabile dei disastri ambientali che stiamo vivendo per la sua ignoranza, la sua avidità e la sua mancanza di rispetto per gli esseri viventi della terra. 

L’uomo si distingue dagli animali perché è in grado di discernere i comportamenti da adottare per il bene di se stesso e degli altri, è capace di pensare a lungo termine. L’uomo deve, dunque, assumersi la responsabilità di trovare soluzioni a problemi planetari che lui stesso ha creato, adottando un’etica ambientale associata alla compassione per tutti gli esseri senzienti. Siamo un’unica famiglia mondiale, non limitata solo agli esseri umani, ma a tutti gli esseri viventi.

Ogni attività umana dovrebbe essere motivata da un senso di responsabilità globale genuina, supportato da impegno e disciplina di vita, al fine di avere una relazione armoniosa ed equilibrata con l’ambiente e con gli altri esseri viventi.

L’egoismo e il nazionalismo portano a peggioramenti disastrosi.

Le attività, svolte con motivazione egocentrica, con miopia, spinte da interessi economici a breve termine, sono distruttive. Non bisogna pensare solo all’interesse proprio, al proprio paese, alla propria gente. Ne va della nostra sopravvivenza. Viviamo in un mondo globalizzato; quindi bisogna sempre pensare agli interessi globali. L’ambiente è una questione globale. Spesso, per trovare soluzioni alle questioni ambientali globali, è necessario sacrificare gli interessi nazionali.

Già nel 1992, Sua Santità affermò: “La responsabilità universale è la chiave per la sopravvivenza umana”. I quasi otto miliardi di esseri umani sono animali sociali che devono trovare il modo di convivere anche con gli altri animali preservando l’ambiente anche per il bene delle generazioni future. La lezione da madre terra è proprio sulla responsabilità universale. 

I problemi possono essere risolti se l’economia dello sfruttamento della terra lascia lo spazio all’economia della cura.

Rabindranath Tagore, chiamato talvolta anche con il titolo di Gurudev, nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur /Calcutta, 7 maggio 1861 – Calcutta, 7 agosto 1941), poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese, affermò:

“Colui che pianta alberi, sapendo che non siederà mai alla loro ombra, ha almeno iniziato a comprendere il significato della vita.”

(Rabindranath Tagore)

Possiamo avere motivi di speranza verso un futuro più benefico per tutti?

Il ventunesimo secolo può essere caratterizzato come il secolo del dialogo e della promozione del senso di unità dell’umanità.

Negli ultimi decenni si sono avuti diversi vertici con la partecipazione di tutti i leader mondiali. Dagli accordi e dai risultati ottenuti possiamo essere ottimisti?

È utile che il mondo scientifico continui a fornire sempre nuove informazioni e a sottolineare i pericoli che bisogna affrontare, è necessario educare le persone nell’assunzione di responsabilità generale.

Per molti aspetti, l’umanità diventa sempre più matura. C’è una crescente attenzione verso la mente, verso la sfera emotiva e verso i valori interiori, dimostrata anche da molte ricerche scientifiche. C’è un continuo dialogo fra religiosi e uomini di scienza,

L’inquinamento dell’ambiente esterno deriva dalla contaminazione della mente.

In conclusione, la nostra natura più profonda ha in sé la forza dell’autoguarigione. Grandi disastri ambientali sono originati da veleni della mente dell’uomo. Liberandoci da questi veleni, saremo in grado di attivare questa potente capacità di autoguarigione e ritrovare la salute fondamentale e l’armonia con la natura.